Lo Scopigno Cup si è arricchito in questi ultimi anni dei Premi Manlio Scopigno, dedicati al miglior allenatore della stagione di serie A e B e settore giovanile, al Presidente dell’Anno, al Manager of the year,al responsabile del settore giovanile, all’allenatore del settore giovanile e alla Promessa Mantenuta. i Premi vengono assegnati da una qualificata e prestigiosa giuria di giornalisti sportivi e addetti ai lavori tra i quali:

Xavier Jacobelli (Tuttosport)
Nando Orsi (DAZN)
Roberto Beccantini
Marco Amelia (ex calciatore)
Ivan Zazzaroni (Corriere Dello Sport)
Stefano Agresti (Gazzetta Dello Sport)
Gabriele Pulici
Gianni Visnadi (calciomercato.com)
Dino Zoff (ex calciatore) Presidente Giuria
Guido Vaciago (Tuttosport)
Giulio Giusti
Angelo Peruzzi
Fabrizio Formichetti (Presidente A.S.D. Scopigno Cup)
Andrea Di Caro (Gazzetta Dello Sport)
Guido D’ubaldo (Corriere Dello Sport)
Francesco Vergovich (Radio Radio)
Eleonora Rossi
Alessandro Alciato (Amazon)
Federico Buffa (SKY)
Lucio Michieli (RAI Sport)
Alessandro Antinelli (RAI Sport)
Federica Cappelletti (giornalista)
Sergio Pirozzi
Eleonora Rossi (giornalista)
Amedeo Goria

Per quanto riguarda il riconoscimento all’ allenatore A e B lo stesso viene assegnato al tecnico che durante la stagione si è maggiormente distinto per sportività, preparazione, classe, eleganza, modo di porsi con i media e capacità di relazionarsi con la propria squadra che alle doti professionali uniscono quelle qualità umane e sportive. Tutte doti che hanno distinto Manlio Scopigno nel corso della sua brillante carriera e l’hanno reso unico nel panorama dei tecnici nazionali.

Come nasce

Manlio Scopigno nasce casualmente in provincia di Udine, a Paulara, il 20 novembre del 1925. Ben presto, però, la famiglia, il padre lavorava nel corpo della Guardia Forestale, si trasferisce a Rieti e nel capoluogo laziale Manlio si formerà come uomo e come sportivo. Alla cittadina laziale Manlio rimarrà sempre legato. Rieti sarà sempre un punto di riferimento durante gli spostamenti che la vita sportiva gli impone. Una sorta di rifugio e del resto non gli si può proprio dare torto: anche San Francesco decise di soggiornare lungamente da queste parti.
A Rieti, soprattutto, Manlio incontra la donna della sua vita: Angela. A Rieti, negli anni dei suoi successi calcistici, si rifugia per riabbracciare il fratrello Loris (figura altrettanto importante dello sport reatino, ex calciatore e dirigente del C.O.N.I) e ritrovare i vecchi amici.
Il giovane Scopigno studia e gioca con profitto in entrambi i campi. Calcisticamente parlando si forma nel Rieti, allora militante in serie C. E’ un terzino dall’incedere elegante, non è un ringhioso cagnaccio da guardia come la maggior parte dei difensori di quegli anni. Il piede del giovane è morbido, quando si muove non calpesta l’erba, l’accarezza, la sua falcata taglia l’aria e quando stacca di testa sembra leggero come un ballerino. Ad alcuni ricorda il leggendario Maroso, eroe del grande Torino.
Sono anni duri, anni di guerra. Finito il conflitto, Manlio è diventato un uomo e il Rieti ha cambiato nome in Vaccarezza Rieti e milita in serie B. Dopo un paio di stagioni, il suo nome finisce sul taccuino di squadre più importanti come la Salernitana.
In Campania disputa tre brillanti stagioni, così buone da essere notato dall’occhio esperto dell’ex campione del mondo Monzeglio, che lo fa acquistare dal Napoli. Sembra la svolta della sua carriera. La sfortuna, però, è in agguato: un terribile incidente durante la prima partita Napoli – Como, dopo il suo primo goal in serie A, pone fine alla sua avventura di giocatore.
Manlio si trova davanti ad un bivio: continuare gli studi universitari o provare a vivere di calcio. Il pallone ha la meglio. All’inizio qualche panchina nelle serie minori, poi la svolta. Conosce Lerici, allenatore del Lanerossi Vicenza, ad un corso allenatori. I due diventano amici e Lerici gli chiede di andare in Veneto per fargli da secondo. Manlio accetta con entusiasmo, sarà la sua fortuna. Dopo qualche stagione Lerici viene esonerato e consiglia ai dirigenti di riporre la loro fiducia nell’amico. La fiducia sarà ben riposta: i biancorossi diventeranno la regina delle provinciali. Tanti bei campionati col lancio di ragazzi interessanti (Savoini, Campana, Vastola) e il recupero di vecchi campioni (Vinicio su tutti). Per Manlio si aprono le porte del Bologna. Sarà una stagione sfortunata, finita con un esonero. Poco male, lo chiama il Cagliari. In Sardegna Scopigno costruisce il capolavoro della sua carriera: continua il lavoro del suo predecessore Silvestri e conduce il Cagliari, nel giro di pochi anni ai vertici del calcio nazionale, dapprima con un secondo posto nel 1969 e poi allo storico scudetto del 1970. Parliamo del Cagliari di Gigi Riva, di Cera, di Greatti, di Albertosi, Niccolai, Nenè e Domenghini, una delle squadre più belle che la storia del nostro calcio possa ricordare.
Dopo i trionfi di Cagliari verranno anni bui: la Roma, il ritorno a Vicenza e la malattia. Manlio ci lascia troppo presto il 25 settembre del 1993.
Il calcio si dimentica in un modo ignobile di lui. Dedicargli uno stadio, come fa ora il Comune di Rieti, è uno dei modi migliori per ricordare questo grande personaggio. Scopigno è stato un anticonformista, un uomo che col suo fare distaccato, con la sua ironia e intelligenza, ha nobilitato il calcio, allentando certe tensioni che, purtroppo, alimentano lo sport più amato dagli italiani.
Ricordarti, caro Manlio, è solo un piccolo modo per dirti grazie per tutto quello che hai fatto per la “tua Rieti” e per lo sport nazionale.

Frasi famose

“…di tutto mi sarei aspettato in vita mia fuorché di veder giocare Niccolai via satellite…”

“…il più pulito nel calcio è il pallone, quando non piove”

“… Il calcio è un castello le cui fondamenta son le bugie. Io dico pane al pane e brocco al brocco e passo per un tipo bizzarro. Tutti gli altri, dal mago Helenio al mago di Turi passando per l’asceta Heriberto, sono tipi regolari”

“Durante una tournée negli USA, mentre il calciomercato vede Inter, Juve e Milan scatenate all’inseguimento di Riva, fra i due arriva la rottura. Al ritorno il Presidente Rocca telefona a Scopigno per comunicargli l’esonero. Il “filosofo” gli risponde alla sua maniera: – “Presidente Rocca, faccia presto, ho la minestra in tavola e non vorrei si raffreddasse…”

“Io non aspiro alla nazionale, aspiro la nazionale”

Una notte, un fattorino del Presidente Golgoni gli recapitò una biglietto di licenziamento, lui lesse e, senza muovere sopracciglio sussurrò il suo commento “Ci sono due errori di sintassi ed un congiuntivo sbagliato”

Pierluigi Cera raccontò una volta: “Scopigno era arrivato da poco. Eravamo in ritiro per una partita di Coppa Italia e in sette o otto , in barba alle regole, ci eravamo dati appuntamento in una camera per giocare a poker. Fumavamo tutti e giocavamo a carte sui letti. C’era anche qualche bottiglia che non ci doveva essere. Ad un tratto si apre la porta: è Scopigno. Oddio, penso, ora ci ammazza (Silvestri lo avrebbe fatto), se ci va bene ci leva la pelle e ci fa appioppare una multa ! Scopigno entrò, nel fumo e nel silenzio di noialtri che aspettavamo la bufera, prese una sedia, si sedette vicino a noi e disse tirando fuori un pacchetto di sigarette: “Do fastidio se fumo ? ” – In mezzora eravamo tutti a letto ed il giorno dopo vincemmo 3-0″

Scopigno “l’antimago”

“Era quello un calcio di allenatori-stregoni, fra il profeta (Helenio Herrera, Pesaola) e l’asceta (Heriberto), fra il fattucchiere (Pugliese) e il personaggio della commedia dell’arte (“Paron” Rocco); Scopigno non è certo inquadrabile in uno stereotipo fra questi, lo definiscono il “filosofo” per la sua raffinata cultura e per l’apparente disincanto con il quale osserva il calcio, per l’arte di sdrammatizzare gli eventi. Calciatore sfortunato al Napoli, dove chiude presto la carriera per un grave infortunio, come allenatore in Serie A ha fatto bene a Vicenza, dove ha portato la squadra al sesto posto risultato migliorato poi solo ai tempi di Paolo Rossi. In quella squadra oltre al famoso Vinicio giocava anche l’avvocato Campana fondatore del sindacato calciatori”

“Scopigno è il contrario della figura caricaturale dell’allenatore-mago molto in voga a quei tempi. Per lui non conta molto la rigida osservanza del ritiro e della castità, il maniacale controllo delle diete e dei carichi di lavoro, la puntualità nell’andare a letto alle nove”

Il filosofo Manlio Scopigno – Dissero di lui

“… A Cagliari è stato socratico nell’esercitare la filosofica ironia. Ha avuto grandi intuizioni psicologiche da grande pedagogista esaltando quel mostro di coraggio e bravura che era Gigi Riva”
Gianni Brera

“Un tecnico molto brillante e molto intelligente che seppe capire non soltanto la piazza sulla quale operava, ma anche uno per uno gli stati d’animo dei singoli giocatori a disposizione. Li trattava con ironia, con aria scanzonata con un atteggiamento che poteva sembrare  disincantato , ma in effetti amava molto i suoi giocatori le comprendeva ed era ovviamente corrisposto”
Sandro Ciotti

“Scopigno è un tecnico che è stato in anticipo sui tempi. Anni fà è riuscito a trasformare psicologicamente il nostro campionato”.
Giulio Cesare Turrini

“Scopigno conosce il calcio meglio di tanti altri, potrebbe essere il CT della Nazionale, egli è più adatto ad un ambiente che graviti intorno ad una squadra di rango”.
Carlo Grandin

Una notte, un fattorino del presidente Goldoni gli recapitò un biglietto di licenziamento, Lui lesse e, senza muovere un sopracciglio, sussurrò il suo commento
«Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato»
“… Bellissimi furono i campionati in cui allenatore era Scopigno, che mi dava del lei. Mi diceva prima della partita: “Campana, lei giochi sulla fascia sinistra e faccia quello che le pare.” Erano anni in cui giocare a calcio voleva davvero dire divertirsi, anche a livello di serie “A”. Una volta dovevamo scendere in campo a Torino contro la grande Juventus. Noi giocatori, considerata la grande differenza di valori in campo tra le due squadre, in anni in cui la sudditanza psicologica degli arbitri verso le “grandi” era…”più forte” di adesso, prendemmo la trasferta come una gita: mancavano pochi minuti al fischio d’inizio e nello spogliatoio facevamo baldoria. Scopigno entrò e disse: “ragazzi, cercate per lo meno di ricomporvi e giocare dignitosamente!” Finì che vincemmo tre a due…”
Sergio Campana

“Non ho conoscenza diretta del calcio reatino ma certo del suo “prodotto” più importante: Manlio Scopigno. Il Filosofo del Pallone per antonomasia, colonna del Rieti in B una sessantina di anni fa, mi parlava spesso della sua squadra, evidenziando soprattutto nostalgia della sua terra. Era il 1965, Scopigno aveva preso in consegna il Bologna da un altro grande campione del Lazio, Fulvio Bernardini, e a differenza del Dottor Pedata amava fare le ore piccole davanti a un whisky o un fernet. Ripensando a quelle notti, a quelle chiacchiere, mi vien voglia di suggerire ai nuovi dirigenti del Rieti un convegno dedicato proprio a Scopigno, alla sua “filosofia”, alla sua idea del calcio. Ospite d’onore, l’artefice, insieme a Manlio, dello scudetto del Cagliari: Gigi Riva. A proposito di valori del calcio.”
Italo Cucci